In linguistica, filosofia, storia esiste una distinzione tra le due dimensioni del tempo : la diacronia indica la valutazione, misurazione e studio del tempo considerati secondo il divenire, l’accadere empirico delle cose, dei fatti secondo una prospettiva dinamica; la sincronia è la considerazione dell’oggetto di studio in un dato momento. Questo momento è essenzialmente astratto, avulso dalla linea spazio temporale. Sappiamo tutti che questo momento, in realtà non esiste, il tempo, tutto è passato o futuro.
Sappiamo anche che il tempo non è una linea, ma una curva.
Sappiamo che il tempo coincide con lo spazio; grazie ad Einstein conosciamo lo spaziotempo ( o cronotopo): l’universo si misura in più dimensioni. Noi viviamo in n dimensioni.
Questo ci farebbe augurare la possibilità remota di vivere in più spazi, più tempi, più universi simultaneamente ma ahime, io non so come poter fare per rivivere l’esperienza cosciente del mio IO ( o il mio ME) di venti anni fa quando i capelli non erano così bianchi, ed avere poi la possibilità di rivivere questi 20 anni ( 10 su Marte??) di nuovo . Abbiamo una scadenza, la vita si muore non si vive, e questo è un fatto… forse. Le scelte che possiamo operare sono limitate e lo diventano sempre di più giorno dopo giorno, attimo dopo attimo. Così ci ritroviamo a ricordare o programmare, evocare o immaginare invecchiando, appassendo.
O forse no. Forse il momento non è una frazione cronologica, non soltanto almeno. Il momento è una tensione, un anelito, oltre ad essere l’oggetto della ricerca ne è la sua natura più intima e profonda.
Niente di nuovo onestamente : ritorna incessantemente il monito di Orazio “Carpe diem quam minimum credula postero” (” cogli l’attimo confidando il meno possibile nel domani”).
C’è però differenza tra tempestività ed attimo perfetto. Oggi siamo concentrati sull’ideale del tempo inteso come ottimizzazione delle risorse ( Timing, On time, time to market, sincronizzazione) , piuttosto che su quello che i greci consideravano il momento solenne; Kairos il tempo nel mezzo.
Kairos era meno conosciuto di Kronos ( figlio di Urano e gea) e stava ad indicare il momento perfetto, l’attimo in cui qualcosa sta per accadere: la scena del bacio nei film di Bogart, tuo figlio che inizia a camminare, un gol in una finale di champions; tutto sta ad indicare la medesima situazione: il tempo perfetto, il momento esatto in cui l’universo si rivela, l’eterno presente. L’ora è giunta si dice. Il termine è usato anche nella religione cattolica per indicare il tempo in cui si realizza la volontà divina,
Non ci sono istruzioni su come viverlo, prolungare l’esperienza della percezione che si accompagna ad essa, immortalarlo.
In una vita, comunque, ce ne sono pochi e spesso sono soltanto un adattamento mnemonico, uno stratagemma che il nostro cervello opera per sublimare un ricordo, più o meno quello che succede quando ricordiamo un vissuto che nel momento in cui è accaduto non aveva in sé niente di speciale. Quello che fanno i poeti in fondo.